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Come difendere la pelle dei più piccoli dal freddo invernale

Quando scende la temperatura sale il rischio di dermatite, sindrome che colpisce i più piccoli ma che si può prevenire e gestire

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Ecco i consigli di un esperto per comprendere la natura del disagio e gestirla al meglio. Carlo Gelmetti è responsabile dell’ambulatorio di dermatologia pediatrica della Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore e Policlinico di Milano. 

La cute si disidrata

I bambini (e più raramente gli adulti) con dermatite atopica mostrano segni inequivocabili: pelle rossa e secca, prurito, nelle fasi acute eczemi. Perché accade? «La pelle dell’atopico è come un muro a secco, nel quale il muratore ha dimenticato la malta. La cute perde acqua (che la compone per l’85%) ed è permeabile agli agenti esterni. Accade normalmente anche nel non atopico, si perde circa mezzo litro al giorno. I latini la chiamavano “perspiratio insensibilis”, oggi si chiama Transepidermal water loss (Tewl), perdita d’acqua transepidermica. Non occorre essere scienziati, basta andare a comprare la frutta al supermercato: dopo un po’ all’interno del guanto di plastica si forma umidità. La Tewl degli atopici è doppia rispetto alla media e nella fase acuta è 4-8 volte. Gli eczemi per fortuna riguardano aree limitate (5-10% della cute) e hanno una durata limitata».

Dove compare  

Gli eczemi in fase essudativa e pruriginosi compaiono in genere in aree esposte agli agenti esterni, come il volto, oppure sul collo, dietro orecchie, ginocchia, nell’incavo dei gomiti, dove cioè la pelle è più sottile e ci sono vasi sanguigni superficiali, dunque la temperatura è più elevata e la dispersione di acqua è maggiore.

Se il termometro scende

«Il freddo si accompagna a un’aria più secca e stiamo più in casa con il riscaldamento acceso (e l’aria di casa è tanto più secca quanto più è alta la variazione di temperatura fra interno e esterno). Inoltre, d’inverno i bambini sono più vestiti». D’estate, non è un mistero, la dermatite migliora. «Esporre la cute ai raggi UV, con la dovuta moderazione e per i fototipi non a rischio, ha dei vantaggi noti: riduce la presenza di batteri nocivi; stimola le defensine, proteine attive contro virus, batteri e funghi; il sole è un cortisonico naturale, “addormenta” le cellule di Langerhans, che sono la prima frontiera difensiva contro gli aggressori esterni (sono loro a presentare ai linfociti gli antigeni contro cui scatenare la reazione immunitaria), però se iperattive possono creare problemi». Un po’ di sole infine stimola la produzione di vitamina D, preziosa per i bambini, «forse il più potente anticancro di cui disponiamo» conclude Gelmetti.

Allergeni, microbi e inquinamento

Verrebbe da pensare che la mappa della dermatite atopica nel mondo veda penalizzati i Paesi freddi. Invece, la correlazione più evidente è con il reddito. «La dermatite atopica è una malattia dei paesi ricchi – spiega Carlo Gelmetti -. Si ammalano i bimbi dove ci sono più allergeni (portati da acari, pollini, peli di gatto, che penetrano facilmente nella pelle dell’atopico e provocano un rigetto fisiologico, diversamente da quanto accade con la dermatite allergica, in cui il rigetto è legato a una espressione eccessiva di immunoglobuline E). E si ammalano dove c’è più antropizzazione, cioè più esseri umani e più densità di microbi, e più industrializzazione, cioè inquinanti ambientali, fumo di sigaretta compreso».

Che fare

Nelle fasi acute si usano farmaci topici (cortisonici e inibitori della calcineurina) o sistemici. Ma la regola, che vale ogni giorno nella vita di un bambino atopico, è quella di bere molto e ammorbidire molto la pelle. «L’uso delle creme emollienti – spiega Gelmetti – serve a frenare la perdita di acqua della cute. Il prodotto ideale, specie in inverno, è il più grasso che si possa tollerare». Come molti genitori sanno, è necessario provare svariati prodotti per trovare quelli che funzionano. «Un trucco che consiglio – racconta Carlo Gelmetti – è quello di provare due composti diversi in diverse parti del corpo. Dopo qualche settimana, sarà evidente quale dei due sia meglio. E, a parità di risultati, dico di scegliere quello che costa meno».  Bisogna ridurre i fattori che esacerbano i sintomi (come detergenti aggressivi, profumi, tessuti sintetici e tinti, la polvere di tappeti, cuscini e peluche), ridurre i tempi di doccia e bagnetto e applicare subito e spesso la crema emolliente. E possono essere utili anche degli integratori alimentari: «E’ un filone di studi di grande interesse. Alcuni probiotici hanno mostrato di migliorare il microbioma intestinale e anche quello cutaneo».

Fonte: Fondazione Veronesi

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